Event Details
- From: 07/05/2016
- To: 17/05/2016
- Starting at: 17:00
- Finishing at: 18:30
Address
- Spazio 53
- Piazza Duomo 53
- Voghera
IL SOGNO E LA MATERIA
Tornano ad esporre insieme a Voghera dopo dieci anni due pittori vogheresi di vita e di cultura artistica. Una collettiva a due che si aprirà alla Sala Pagano sabato 7 maggio: Il sogno e la materia, per raccontare due artisti dai linguaggi diversi e pure complementari che arrivano a dipingere da percorsi differenti e che si incontrano sul terreno fertilissimo dell’interpretazione dell’esistenza: onirica e realistica insieme. Realtà quella narrata da Carlo Culatina, riflessione sulla realtà quella dipinta da Paolo Arezzi. Materia viva della vita da una parte, materia inerte del sogno dall’altra. Terra e cielo, racconto e trasfigurazione, vita e morte: sembrano opposti e invece si completano tracciando un percorso di interpretazione della vita e dell’uomo. Cresciuto come litografo d’arte nella storica bottega di Miles Fiori, Carlo Culatina affonda la sua formazione nell’ambiente vivace dell’arte oltrepadana degli anni Settanta e Ottanta. Non è un caso che le sue tele più datate siano anche quelle più formali, spesso costruite col colore diviso; e non è un caso che, sotto la guida di Pietro Bisio e Dino Grassi, maestri riconosciuti, il linguaggio dell’artista viri palesamente verso l’informale e l’espressionismo. Le stesse nature morte, gli stessi paesaggi, le stesse figure vengono tradotti sulla tela nelle loro strutture essenziali, abbandonando la forma in favore del colore, spesso materico e innaturale, spesso chiamato a convivere con materiali eterogenei. L’acquisizione di questo nuovo segno è un punto di non ritorno, da cui l’artista muove nel costruire un linguaggio personale ormai sedimentato nel tempo. Il medesimo sguardo sulle cose si scorge nella pittura di Paolo Arezzi: è la prospettiva da cui si guarda ad essere diametralmente opposta. Rimane la figura ma spesso è gioco, come nei fumetti, o sogno, come nella produzione più consistente. La pittura diventa una sorta di trascrizione dell’inconscio in cui si muovono volti, ripetuti con ossessione, ma anche cose senza nessuna apparente logica narrativa. Perché lo spazio è quello del sogno: la pittura di Arezzi, cresciuto individualmente attraverso la riflessione e il confronto coi grandi maestri della tradizione, ricostruisce il messaggio del sogno attraverso la citazione di artisti del passato, attraverso la giustapposizione di forme reali, attraverso la ricomposizione acritica che diventa la vera forza espressiva dell’opera. Il ruolo dei numi ispiratori (Cézanne, Munch, Bacon), che compaiono rielaborati e suggeriti, è quello di essere nessi di partenza da cui esprimere concetti. Non c’è mai nulla di gratuitamente narrativo nella pittura di Arezzi; c’è il mistero dell’esistenza, la riflessione intorno ad essa, l’invito a pensare che viene dal tentativo di sistemazione logica delle singole realtà giustapposte sulla tela. Le opere diventano, dunque, degli incontri onirici in cui la percezione della vita e/o della morte passa dalle suggestioni delle immagini, riconoscibili nella loro singolarità ma prive di un significato oggettivo nel modo inedito in cui sono accostate. Come nella tradizione surrealista. Anche la tecnica diventa narrazione: collage, olio lavorato a mano, pastello spesso convivono in una stessa tela. E convivono anche i materiali eterogenei, spesso poveri, come il legno e la pietra: lastre di pietra che diventano volti, radici di alberi che diventano sculture: sono i nuovi indirizzi di ricerca dell’artista, che rivolge ora l’attenzione a questi materiali e alle loro potenzialità espressive, in grado di comunicare concetti e di consentire l’accesso ad un mondo delle idee non più codificabile coi linguaggi tradizionali. In mostra saranno presenti lavori recenti e lavori storici di entrambi gli artisti, occasione per rileggere la storia di ciascuno dei due pittori in un percorso originale che sembra vivere, soltanto apparentemente, di contrasti.