Event Details
- From: 10/10/2015
- To: 31/10/2015
- Starting at: 17:00
- Finishing at: 18:30
Address
- Spazio 53
- Piazza Duomo 53
- Voghera
GENTE DEL TIBET
Il Tibet, con la sua gente, montagne, laghi, pianure e la sua cultura è, a tutti gli effetti da un punto di vista amministrativo, dominato completamente dalla Cina. Voler bene al Tibet è come voler bene ad un amico che si sa essere malato seriamente. Non esiste in Tibet un vero e proprio regime poliziesco come quello che esisteva in Europa nei paesi dell’Est prima del crollo del muro di Berlino, ma il controllo e le iniziative della Cina su quella regione sono più subdole ed efficaci. Stanno distruggendo quel paese con il consumismo e con quella che loro chiamano “modernizzazione del Tibet”. Non si hanno molte notizie di quello che succede a nord della catena himalajana, anche in occasione del recente disastroso terremoto di Aprile che ha messo in ginocchio il Nepal, del Tibet non si è saputo quasi nulla. A parte però queste tragici fatti poco si conosce della vita quotidiana. Nei viaggi fatti Meazza ha cercato di raccontare momenti di vita di tutti giorni della sue gente fotografandola nelle strade, nelle case, nelle scuole e nei monasteri. Ha fatto fotografie anche del suo splendido paesaggio a ridosso della catena Himalajana fino al campo base dell’Everest. Di questo luogo esiste nella mostra una fotografia di un monaco che prega con alle spalle appunto l’Everest, nel villaggio di Chukung a 5400 metri sul livello del mare. In questo villaggio che dista pochi chilometri dal campo base che ogni anno viene popolato da molte spedizioni alpinistiche internazionali, esiste un monastero di monache buddiste che vive lì tutto l’anno, anche di inverno quando le temperature scendono anche ai 40 gradi sotto zero. Ma non è questa una rarità per le popolazioni di quelle regioni, per loro è così da sempre e il rapporto quotidiano con una natura anche difficile e coi ritmi delle stagioni fanno parte con normalità della loro vita. La cultura buddista che è al fondo di questa concezione filosofica-spirituale e che le fa essere in pace con se stessi e col mondo e in contatto con un aldilà misterioso, è ciò che gli permette di sopportare, e forse ignorare, le centinaia di variopinte e a volte chiassose persone che arrivano per salire sulla montagna sacra e i cinesi che governano anche su di loro. La scelta del bianco e nero è solo frutto di un gusto personale, molte delle fotografie esposte sono ricavate da diapositive a colori, altre da negativo in bianco e nero. Per questo portano i segni di questi passaggi tecnici, segni del tempo prima della rivoluzione digitale. Il grande Fosco Maraini che Meazza ha avuto la fortuna di conoscere qualche anno prima che se ne andasse disse, paragonando le sue fotografie sul Tibet con quelle che lui aveva fatto negli anni trenta, che da quelle di Meazza era scomparso il sorriso dai volti della gente. L’autore crede che questo sia vero in parte.
Qui le foto dell’inaugurazione.
BIOGRAFIA
Carlo Meazza è nato nel 1945. Dopo la laurea in sociologia ha lavorato come fotoreporter in un giornale in Svizzera fino al dicembre 1973. In seguito si è dedicato alla libera professione, approfondendo i temi a lui più congeniali come il reportage, il paesaggio, le scene di vita quotidiana, la pallacanestro (ricoprendo il ruolo di fotografo della Pallacanestro Varese dal 1985 al 1995) e collaborando a diversi giornali e riviste italiani. Ha due figli, Rachele e Pietro, vive e lavora a Varese.