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EDOARDO MIOLA

Event Details

  • From: 25/10/2014
  • To: 09/11/2014
  • Starting at: 17:00
  • Finishing at: 18:30

Address

  • Spazio 53
  • Piazza Duomo 53
  • Voghera

MUSTANG, UN DESTINO DI FRONTIERA

Il mio Progetto

Per fotografare gli uomini occorre rispettarli e comprenderli. Nei confronti della natura e degli animali occorre muoversi nello stesso modo. Per me, l’estetica è un linguaggio costante, non una variabile. Non mi è consono immaginare un progetto e perseguirlo con meticolosa determinazione. Credo, viceversa, che rimanere “ricettivi”, curiosi, attenti, permetta di riconoscere situazioni che si sviluppano davanti ai nostri occhi. Il progetto, in questo modo, è in continuo divenire, si plasma ed evolve insieme al tempo stesso. Ci coinvolge, ci modifica, ci offre una nuova visione, parla attraverso le nostre immagini. Ho così immaginato che ci sia sempre un “vuoto” iniziale, una sorta di foglio bianco sul quale si può scrivere. Passiamo attraverso luoghi che consentono il nostro viaggio, entriamo a contatto con altre realtà, incontriamo l’uomo e i suoi spazi, finiamo con l’astrarci, arricchiti dalle nuove conoscenze e ancora ci ritroviamo nello spazio meditativo iniziale. E così via.

 

BIOGRAFIA

Edoardo Miola nasce a Genova. Architetto dal 1979, fotografo, effettua reportages e workshop in tutto il mondo ed espone in Italia e all’estero. Dal 1972 dedica ampio spazio al viaggio e riconosce al “lento girovagare” la vera valenza della conoscenza e della scoperta.

La mia filosofia

Credo che una sorta di “vuoto” iniziale aiuti ad avere spazio libero per accogliere ciò che accade intorno a me.  Una parte fondamentale della mia ricerca è l’attesa. Se attendi, prima o poi, davanti ai tuoi occhi accade qualcosa che chiede di essere osservato e raccontato. In quel momento il fotografo scompare, diventa quasi invisibile. L’attesa colma il vuoto e da vita all’improvvisazione, anche se sono convinto che “non si improvvisa a caso ma che il caso aiuti”. Come in campo musicale: si conosce la tecnica, si conoscono i brani, ci si muove intorno ad essi e si improvvisa. Mi piace che la mia fotografia rappresenti la natura, le popolazioni, le situazioni che incontro lungo il mio cammino. Non come un antropologo o un reporter tradizionale. Mi interessano le emozioni che ogni volta riempiono i miei vuoti e che riesco a condividere con chi osserva i miei scatti.

Il mio Progetto

Per fotografare gli uomini occorre rispettarli e comprenderli. Nei confronti della natura e degli animali occorre muoversi nello stesso modo. Per me, l’estetica è un linguaggio costante, non una variabile. Non mi è consono immaginare un progetto e perseguirlo con meticolosa determinazione. Credo, viceversa, che rimanere “ricettivi”, curiosi, attenti, permetta di riconoscere situazioni che si sviluppano davanti ai nostri occhi. Il progetto, in questo modo, è in continuo divenire, si plasma ed evolve insieme al tempo stesso. Ci coinvolge, ci modifica, ci offre una nuova visione, parla attraverso le nostre immagini. Ho così immaginato che ci sia sempre un “vuoto” iniziale, una sorta di foglio bianco sul quale si può scrivere. Passiamo attraverso luoghi che consentono il nostro viaggio, entriamo a contatto con altre realtà, incontriamo l’uomo e i suoi spazi, finiamo con l’astrarci, arricchiti dalle nuove conoscenze e ancora ci ritroviamo nello spazio meditativo iniziale. E così via.

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